What You See Is What You Get
Günther Förg
Spencer Lewis
Giorgio Griffa
Betty Parsons
Austyn Weiner
Mike Henderson
Tariku Shiferaw
Xiyao Wang
Pam Evelyn
Lily Stockman
MASSIMODECARLO è lieta di annunciare la sua prossima mostra collettiva, What You See Is What You Get presentata simultaneamente a Casa Corbellini-Wasserman a Milano dal 30 giugno al 29 luglio, e a Parigi a MASSIMODECARLO Pièce Unique dal 5 al 30 luglio 2022.
What You See Is What You Get è il terzo capitolo delle mostre investigative della galleria. Dopo MCMXXXIV (1934) nel 2019, e Portraiture One Century Apart nel 2021, What You See Is What You Get riunisce le opere di dieci artisti internazionali di diverse generazioni, per affrontare l’arte astratta oggi.
Pam Evelyn (n.1996 Guilford, RU), Günther Förg (1952 – 2013), Giorgio Griffa (n.1936 Torino, IT), Mike Henderson (n.1954 Independence MI - USA), Spencer Lewis (n. 1979 Hartford , CT - USA), Betty Parsons (1900 – 1982), Tariku Shiferaw (n. 1983 Addis Abeba, Etiopia), Lily Stockman (n. 1982 Providence, RI - USA), Xiyao Wang (n. 1992 Chongqing, Cina) e Austyn Weiner (nato nel 1989 a Miami, FL - USA) sono tutti riuniti per la prima volta in una serie di dialoghi tra le loro molteplici iterazioni dell’astrazione.
Come notato da Roberta Smith in un articolo del 2010 per il New York Times: “vale la pena ricordare, quando si considera la definizione - in continua espansione - di arte astratta, che il termine si riferisce all'atto di astrazione dalla realtà”. Lo scopo della mostra, infatti, è duplice: da un lato, è un invito a fare un passo indietro per astrarci alla realtà, guidati da questi artisti, dall'altro, aspira a fare un passo avanti nella comprensione dell'astrazione, che sembra eludere i confini di un'unica definizione.
Poiché ognuno di questi artisti ha saputo trovare una sua versione dell'astrazione, la varietà di forme che ne risulta è tanto esaltante quanto ne rivela la complessità. La carriera multidisciplinare di Mike Henderson abbraccia musica, film e pittura astratta. Mettendo forma e colore al centro delle sue composizioni, i lavori presentati in What You See Is What You Get sono caratteristici dell’"'istinto di 'improvvisazione" che caratterizza tutte le sue creazioni. Similarmente guidata dall’istinto Austyn Weiner attinge all'intensità di sensazioni contraddittorie, creando composizioni fluide stimolate da nozioni di soggettività, rifiuto, isolamento e performance. Il lavoro di Spencer Lewis lui non consiste tanto nel combinare sensazioni contradittorie quanto nel riversare una parte di se stesso sulla tela: le sue opere viscerali e strutturate sono il risultato di un processo di creazione intenzionalmente scrupoloso. Pam Evelyn condivide questo approccio fisico, lasciando che ciascuna delle sue opere trovi la propria forma, in un processo di elaborazione che rasenta il subconscio. Anche Xiyao Wang usa la tela per esprimere un’energia personale. Le sue composizioni eteree trasmettono un senso di calma che è tuttavia fortemente informato dalla sua consapevolezza delle tensioni tra corpo in movimento e l'immobilità della tela.
Lily Stockman, che come Xiyao Wang produce lavori in toni pastello, si esprime tuttavia in un modo completamente diverso: le sue forme organiche piene e simmetriche traducono il suo fascino e la sua preoccupazione per concetti di struttura e principi organizzativi, nozioni anche presenti nell'astrazione geometrica di Tariku Shiferaw, che offre anche lui un commento discreto su queste stesse strutture sociali e sulla loro influenza invisibile sulla nostra esperienza individuale della realtà. Nelle sue parole, "un segno, fisico e presente come i segni di una caverna... rivela il pensatore dietro il gesto, un'evidenza di precedenti segni di idee e di sé nello spazio".
Da Betty Parsons, il cui contributo e sostegno all'espressionismo astratto non può essere sopravalutato, al concettualismo di Gunther Forg fino alle opere su lino quasi calligrafiche di Giorgio Griffa, What You See Is What You Get sembra indicare che, in definitiva, l'astrazione è informata dalla nozione di realtà di ogni artista. Come suggerito dal titolo stesso della mostra, ogni tela non presenta altro che “what you see” – “ciò che vedi” – eppure ciò che si “vede” guardando rimane pur sempre multiplo, aperto, individuale e...misteriosamente astratto per ognuno di noi.