MASSIMODECARLO è lieta di presentare OK, la quarta mostra personale di Josh Smith con la galleria, e la sua prima a Casa Corbellini-Wassermann a Milano.
La mostra OK ci porta all'incrocio tra astrazione pura e un’utilizzo completamente nuovo del vocabolario pittorico figurativo di Smith attraverso una nuova serie di dipinti e una selezione dei suoi monotipi – la forma di stampa piu vicina all’unicità delle tele – che invadono le stanze di Casa Corbellini-Wasserman con la loro energia, il loro calore e un inedito spirito leggero e ottimista.
Lavorando prevalentemente in serie, pratica che consente all’artista di approfondire il ragionamento e l’indagine su un singolo soggetto iconico, Smith emerge nel mondo dell’arte all’inizio degli anni 2000 con i suoi "name paintings" in cui utilizza il suo nome come antidoto alla banalità e come icona del sistema dell’arte a cui seguono gli “stop paintings” i “palm tree paintings” e molte altre serie, tutte caratterizzate da pennellate espressive, i cui soggetti compaiono, come in una mini retrospettiva portatile, nell’opera Untitled installata negli spazi dello studio della galleria.
Con OK, Smith si dedica all'astrazione, condividendo un ritrovato, seppur cauto, senso di serenità. Guardando al vortice di eventi che hanno sconvolto il mondo negli ultimi due anni, Smith spiega: "sembra che ora possiamo finalmente dire che «we are OK» - che stiamo "bene" - e l'universalità di questo termine «OK», piacevolmente semplice, comprensibile e inclusivo, mi sembra il più adatto a incorniciare queste nuove opere astratte.”
I titoli delle opere, ironici e talvolta ilari, provengono da frammenti di romanzi di autori canadesi che Smith ha letto durante l’estate e ogni dipinto incorpora elementi figurativi delle sue serie passate.
In The Whole Story, per esempio, una grande forma rotonda rosa occupa la maggior parte del lato sinistro della tela, abbracciata dalle linee di una palma e una corona di piccoli soli – motivi ricorrenti in molte delle sue serie precedenti.
Da mancino, Smith spiega che la sua modalità di concepire lo spazio dei suoi quadri è allo stesso tempo una battaglia contro e un tentativo di abbracciare la sua tendenza innata a pesare verso sinistra: Tired Kid, People Know e Surprised by Joy sembrano tutti riflettere questo ondeggiare da sinistra a destra, una specie di tira e molla istintivo al cuore del suo processo pittorico.
Le forme morbide e organiche dei dipinti presentati in OK sono spesso incorniciate da cornici dipinte con delle forme simili a stencil – o piccole greche, che Smith applica alla tela solo una volta concluso il dipinto. Questi motivi geometrici, che incorniciano le forme all'interno delle tele, sono per Smith come una firma per segnare, letteralmente e simbolicamente, la fine dell'opera.
Artista
Josh Smith was born in 1976 in Okinawa, Japan, and grew up in Knoxville, Tennessee.
He lives and works in Brooklyn. Josh Smith is distinguished by his mastery of multiple mediums, including painting, collage, sculpture, book, printmaking and ceramic, and his tendency to acknowledge trends in painting and sculpture by expressly upending them. However, he’s primarily known for his paintings.
Typically working in series, his most iconic works are gestural paintings that boldly feature his name as their subject, in which the letters fluctuate between signifiers and abstracted forms. Lately, the name has given way to more figurative motifs such as leaves, fish, skeletons, insects, ghosts, and sunsets.
In selecting these rather arbitrary subjects and rendering them in a manner that is by turns aggressive, playful, repetitive, and oblique, using gloomy colour and broad brushstrokes, Smith compels us to move beyond aesthetics towards a focus on process and looking, inquiring the potentiality of abstraction.
His work is held in many international public collections including The Broad, Los Angeles; Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; Centre Pompidou, Paris; Moderna Museet, Stockholm; Musée d’art contemporain de Montréal; The Museum of Modern Art, New York; Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien (MUMOK), Vienna; and the Whitney Museum of American Art, New York