Carla Accardi: Opera Aperta
Arte e vita per me erano parallele. Da un lato mitizzavo l’arte, dall’altro desideravo scoprire cosa c’era dietro e desideravo che le persone non fossero così bloccate davanti all’opera, volevo che il pubblico amasse l’arte scoprendo che dietro c’era la vita; ma principalmente volevo essere un’artista della mia epoca, volevo scoprire cosa fosse la contemporaneità.
- Carla Accardi, 2008
MASSIMODECARLO è lieta di presentare Carla Accardi: Opera Aperta, una mostra dedicata all’opera di Carla Accardi, una delle più significative artiste del XX secolo. Con opere che abbracciano un arco temporale che va dal 1977 al 2013, la mostra vuole onorare il Centenario di Accardi e della sua genialità creativa, approfondendo la pratica iconica della "signora dell'astratto".
Nata a Trapani, in Sicilia, nel 1924, Accardi ha avuto una carriera prolifica che ha attraversato oltre sei decenni, caratterizzata da un'incessante sperimentazione e innovazione nell'espressione artistica.
Emersa dal contesto astratto-informale del dopoguerra e come membro fondatore del gruppo Forma 1 (che comprendeva artisti come Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perrinio, Antonio Sanfilippo - marito della Accardi - e Giulio Turcato), Accardi ha rapidamente affermato la sua voce unica immergendosi in elementi che avrebbero poi definito il suo corpo di lavoro: colore, segno e forma astratta.
Nel 1954, l'incontro di Accardi con il critico francese Michel Tapié stimolò la sua continua esplorazione di temi strettamente allineati all'informalismo. Tapié, nel definire il suo lavoro "art autre" o "Informel", la posiziona su un palcoscenico internazionale accanto ad artisti americani di spicco come Jackson Pollock e Mark Tobey. Tuttavia, la sua adesione all'informalità trascende la mera tendenza. Il suo segno cromatico è allo stesso tempo liberato e meticolosamente controllato. In questo equilibrio di libertà e restrizione, Accardi cattura l'essenza della vita, rendendo il suo lavoro decisamente contemporaneo.
Dopo aver sperimentato segni bianchi su sfondo nero a metà degli anni Cinquanta, indagando sui giochi di luce alla ricerca di una forza primordiale, Accardi ha spostato la sua attenzione. Si é concentrata al rapporto tra forma e spazio attraverso le geometrie. In opere come Quattro Triangoli, Senza titolo (sei quadrati) e Quadrato, il colore si concentra sul bordo della forma, mentre la ripetitività amplifica il contenuto informale. Queste opere della fine degli anni Settanta e dell'inizio degli anni Ottanta sono realizzate con il sicofoil, un acetato di cellulosa, e montate su basi simili a cornici di forme diverse. Queste famose "trasparenze" sono caratterizzate dal materiale plastico industriale che permette alla luce di penetrare. Culmine del suo concettualismo, queste opere simili a finestre dirigono l'attenzione sulla cornice, allontanandosi dalla tipica aura pittorica associata alle tele colorate. Riflettendo sul materiale, Accardi afferma: “Ero e sono aperta alle cose nuove, ai nuovi mezzi, tant’è vero che, come fanno poi in ogni epoca i giovani, non volevo usare mezzi sorpassati. Non ho mai comprato il cavalletto. Per non dipingere sul cavalletto ho dipinto per terra e poi ho usato un tavolo. Un giorno mi portarono in studio questo materiale, perché volevano riprodurre un mio lavoro. Mi incuriosì quel materiale. Pensai: voglio provare a usarlo perché così svelo i misteri che sono dietro l’arte”.
La mostra presenta anche una serie di grandi tele degli anni Duemila, che mostrano il vigore creativo dell'artista, sempre più libero da vincoli concettuali e ispirato a Matisse. Il linguaggio astratto di Accardi emerge come vibrante, audace e dinamico. I segni si intrecciano e si materializzano in forme astratte, pulsanti di colori brillanti. "Un segno esiste in relazione agli altri, poiché forma una struttura con essi", spiega Accardi. Le opere si distinguono per i titoli lirici, poetici ed evocativi, come Nel Sole d'Inverno, Sorrisi di Lampi, Riavvolte dalle Onde. Questi titoli riprendono il principio dell'artista, espresso in un'intervista del 2004: "Prima commuovere, poi far capire". Sintetizza così il suo raffinato approccio pittorico, caratterizzato da composizioni meticolose, significanti fluidi per la comunicazione e un uso emotivo del colore.
Carla Accardi: Opera Aperta, che prende il titolo da un'opera del 2011 presente in mostra, mira a catturare il profondo senso di libertà di Carla Accardi. Le sue virgole sparse sulle tele narrano una storia intensa, illustrando la sua ricerca perpetua nello svelare l'essenza del mondo, la sua luce e le sue sfumature.
Window - South Audley
Window - South Audley
Artista
Carla Accardi (1924 - 2014) è stata una delle più importanti esponenti della pittura astratta nel secondo dopoguerra in Italia. Nata il 9 Ottobre 1924 a Trapani, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze prima di trasferirsi a Roma nel 1946, dove ha fondato l’influente gruppo Forma 1 (1947-51), principale riferimento per l’arte astratta in Italia negli anni ’40 e ’50.
I suoi primi dipinti erano caratterizzati da forme geometriche ad incastro. Nel 1950, Accardi fu coinvolta nell’ondata rivoluzionaria dell’astrazione attraverso l'ibridazione della pittura geometrica e gestuale, sia in Italia che in Francia, dove il critico d'arte Michel Tapié si interessò al suo lavoro.
Nel 1953 Accardi inizia a introdurre i segni pseudo-calligrafici nelle immagini astratte, riducendo la sua tavolozza a composizioni bianco e nero per esplorare il rapporto fra figura e sfondo.
Negli anni '60, invece, c’è un rinnovamento del colore nelle sue opere con riferimenti alla cultura metropolitana ed effetti ottici. La ricerca artistica di Accardi fu caratterizzata da una continua radicale sperimentazione con l’uso di supporti in plastica trasparente che accentuavano la natura del dipinto come diaframma luminoso. Nel 1961, infatti, iniziò a dipingere su sicofoil, una plastica trasparente, invece che sulla tela. Mostrò queste nuove tecniche pittoriche alla Biennale di Venezia del 1964. Dalla metà del 1960, invece, utilizzò questi nuovi materiali in modo scultoreo. Questa fase dell’opera di Accardi, la quale fu celebrata nella sezione Ambient Art della Biennale di Venezia del 1976, voleva mostrare l’influenza dell’Arte Povera. Nel 1980 Accardi ritornerà alla tela e sposterà la sua attenzione sull’uso dei segni e le giustapposizioni cromatiche. Nel 1988 parteciperà di nuovo alla Biennale di Venezia, mentre nel 1994 prenderà parte all’ Italia metamorfosi 1943 -1968, tenuta al Solomon R. Guggenheim Museum, New York nel 1994.
Il suo lavoro fa parte di importanti collezioni, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli (Torino), le Gallerie Civiche di Modena e Bologna, il Palazzo Reale a Milano, e il Museo Civico a Torino. L’artista è deceduta a Roma il 23 Febbraio 2014.