To everything that moves
MASSIMODECARLO è lieta di annunciare una mostra personale dell'artista italiano Massimo Bartolini. Selezionato per rappresentare l'Italia alla Biennale di Venezia di quest'anno, Bartolini porta nella galleria di Hong Kong alcune delle sue opere più iconiche. L’artista si confronta con il tema del movimento nelle sue forme più ampie e profonde. Intitolata To Everything That Moves , la mostra esplora l'interconnessione di tutte le cose - organiche, vive e, a volte, del tutto ordinarie.
In To Everything That Moves, Bartolini si interroga sul concetto che il movimento sia riservato solo ai grandi gesti o agli eventi drammatici. Al contrario, l’artista suggerisce che tutto, dal maestoso al mondano, è in perpetuo movimento.
In Petites Esquisses d'Arbres, Bartolini eleva il fruscio delle foglie da semplice sottofondo a sinfonia. Mischiando i suoni del vento e degli alberi con le delicate frequenze del canto degli uccelli, rielaborate dal compositore e ornitologo francese Olivier Messiaen, Bartolini trasforma l'ordinario in una performance sonora. Questa composizione acustica sembra rivelare che la natura stia intrattenendo un dialogo musicale con se stessa. Il paesaggio sonoro immersivo di Petites Esquisses d'Arbres attraversa la mostra come una guida inaspettata, accompagnando i visitatori da una stanza all'altra. Quest'opera sonora forma a una narrazione organica che dà voce ai silenziosi mormorii degli alberi.
Nella serie Rugiada, Bartolini approfondisce l'interazione tra le qualità dimensionali della pittura e della scultura, e tra paesaggio e rugiada. L’artista sembra mettere in atto una competizione amichevole tra il movimento - incarnato dalle goccioline - e un'apparente immobilità. Nell’opera di Bartolini, lo sfondo, il paesaggio, è capace di trasformarsi e mutare, diventando sorprendentemente cangiante. L'opera rimane quindi, in uno stato di continuo cambiamento, con ogni spostamento di luce e prospettiva che ne altera sottilmente l'aspetto. Originariamente monocromatica, la serie si evolve ora attraverso uno spettro di paesaggi - che va dai tramonti infuocati alle profondità sommerse - grazie a un effetto meteorologico interno che si forma e si riforma continuamente sulla lastra di alluminio.
Proseguendo sul tema del movimento e della stasi, Bartolini presenta uno dei suoi iconici pilastri di marmo, noti come Airplane, sormontati da aeroplani di carta. Questi pilastri fungono da pietre miliari, ciascuno con un titolo che ricorda un evento legato al luogo della sua esposizione. In questo caso, l'opera è come un “tatuaggio”che trasforma simboli fugaci del volo in oggetti fissi. Il contrasto tra il pesante marmo e i leggeri aeroplani di carta sottolinea la futilità di ancorare l'effimero e l'assurdità del tentativo di catturare e conservare momenti destinati a essere transitori. Questi lavori sono una riflessione sul cambiamento continuo e sulla memoria, in modo simile ai monumenti storici che commemorano eventi significativi.
Continuando questa esplorazione, Emoji Carpet (To Everything That Moves) ricontestualizza una zattera di bambù - originariamente simbolo di migrazione - in un tappeto decorato con disegni ispirati alle illustrazioni di uccelli migratori dell'artista Galileo Chini. Questa trasformazione da imbarcazione galleggiante a oggetto domestico richiama le navigazioni dell'era moderna, ora effettuate tramite emoji piuttosto che con zattere vere e proprie. In questo caso, Bartolini unisce la storia e la contemporaneità, suggerendo che, anche nella nostra era digitale, le storie di spostamento e di movimento sono durature e meravigliosamente assurde.
Attraverso queste opere, Bartolini esplora come il movimento - sia esso il fruscio delle foglie, la migrazione di persone e uccelli o il mutare delle tonalità di un paesaggio - riveli le connessioni nascoste che legano tutte le cose. To Everything That Moves si ispira al cambiamento continuo, e suggerisce che questo stato fluido contiene le intuizioni più profonde sulla nostra esistenza. In un mondo in cui tutto è in perenne mutamento, appare logico che le verità più preziose emergano proprio attraverso il movimento.
Artista
Massimo Bartolini, nato a Cecina nel 1962, città dove attualmente risiede e lavora, ha una formazione poliedrica. Ha studiato come geometra a Livorno (1976-1981) e si è diplomato all'Accademia di Firenze (1989). È docente di arti visive presso l'UNIBZ di Bolzano, la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano) e l'Accademia di Belle Arti di Bologna.
La sua pratica abbraccia una vasta gamma di linguaggi e materiali, che comprende opere performative che coinvolgono attori, il pubblico o lo spazio architettonico, complesse sculture sonore, fotografie, video e installazioni pubbliche di grandi dimensioni.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia (1999, 2009, 2013), a Documenta 13 (Kassel, 2012) e a Manifesta 4 (Francoforte, 2002). Le opere di Bartolini sono presenti nelle collezioni permanenti della National Gallery of Canada, Ottawa; MAXXI Arte Collections, Roma; Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea, Torino; Fundaciò La Caixa, Barcellona; Museum Voorinden, Wassenaar; Olnick Spanu e Magazzino Italian Art Collection, New York.
Massimo Bartolini è l'artista che rappresenta l’Italia alla 60a Biennale di Venezia nel 2024.