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How far I would have to go to become myself

Skyler Chen

Date
27.06.2024 | 23.08.2024
File
COMUNICATO STAMPA
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MASSIMODECARLO è lieta di presentare How far I would have to go to become myself, la seconda mostra con la galleria dell’artista Taiwanese e residente a Rotterdam, Skyler Chen. In How far I would have to go to become myself, Chen ripercorre una vita, descrivendo e riassumendo le sfide inerenti alla scoperta e all'accettazione di sé. La mostra si svolge come un racconto, in cui ogni opera disegna una pagina di questa ricerca intima e biografica. Privo di un punto interrogativo, il titolo della mostra di Chen è al contempo un'interrogazione e un'affermazione, che ci suggerisce di trovare una risposta all'interno della narrazione stessa.

Chen, nato a Kaohsiung City, Taiwan, nel 1982, è cresciuto in un paese segnato da decenni di dittatura. Questo regime, scandito dalla sua morsa autoritaria, ha alimentato i disordini locali e ha favorito una società progressivamente conservatrice. In questo ambiente, l'artista taiwanese ha affrontato una dislessia non diagnosticata e si è confrontato con la sua identità queer, trovando la sua voce attraverso l'arte. All'inizio degli anni 2000, Chen si è trasferito negli Stati Uniti per continuare gli studi, iniziando un percorso di riconciliazione tra le sue radici e l'accettazione di sé.

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La mostra, che raccoglie dipinti, acquerelli e incisioni, svela il linguaggio di Chen e mette in luce i suoi intricati legami familiari, in particolare con i genitori, e le sue interazioni sociali. La mostra evidenzia il complesso percorso che l'artista ha intrapreso per definire una propria traiettoria unica, illustrando i valori tradizionali asiatici e la vicinanza alla comunità queer.

In Mothers and Sons, Chen ritrae il rapporto tra un genitore e il figlio queer. "Mothers and Sons è un'esplorazione profondamente personale delle complesse interazioni tra gli individui queer e le loro madri, che trae spunto dal rapporto che ho con mia madre", racconta Chen. Il dipinto racchiude gli ostacoli emotivi che le persone appartenenti al movimento LGBTQ+ incontrano nel conciliare la propria identità con le aspettative familiari. Con un libro sul confucianesimo in mano, la madre cammina in un vicolo con una sauna gay sullo sfondo, esponendo la battaglia interiore tra tradizione e accettazione in una scena piena di tensioni e divisioni.

In una rivisitazione contemporanea di un dittico rinascimentale, To Leave It Behind e Can I Be Close to U illustrano l'esperienza migratoria dell'artista taiwanese: lasciare la propria famiglia, scontrarsi con permessi di lavoro illegali e confrontarsi con la nostalgia di casa alla ricerca della propria identità queer all'estero. Le riviste cinesi intitolate "Mu Qin" ("Madre") e "Fu Qin" ("Padre") rappresentano l'influenza dei genitori, che supera i confini geografici. Una carta verde dichiara sfrontatamente "Dream Big or Go Home" (Sogna in grande o torna a casa), sintetizzando il fascino del sogno americano e il peso emotivo di lasciarsi alle spalle i propri cari. Queste opere, ambientate sullo sfondo di un ristorante cinese, esplorano la commistione di culture e la liberazione personale.

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Bloom
2023
Skyler Chen
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Family Dynamic
2024
Skyler Chen

Chen affronta l'intersezione delle sue diverse esperienze geografiche - Taiwan, America e la sua attuale casa in Europa - ritraendo sulla tela personaggi inibiti, sia completamente vestiti, che solo parzialmente o completamente nudi. Nell'opera di grandi dimensioni Finding Myself, Chen esplora la coesistenza di Oriente e Occidente, fondendo il folklore asiatico con l'espressione sfrontata delle tensioni e dei desideri sessuali dei suoi personaggi. Reinterpretando la Nascita di Venere di Botticelli, l'artista attinge alle influenze dell'arte taoista e della narrazione del teatro Noh giapponese. L'inclusione del coniglio, che simboleggia la divinità queer Tu'er Shen, indica il superamento delle barriere sociali.

La narrazione di Chen è al tempo stesso personale e universale. Attraverso la sua arte, l'artista trova conforto e guarigione, elaborando un linguaggio visivo unico che cattura la complessità dell'esperienza umana. Mescolando legami familiari, radici culturali e ricerca dell'autenticità, Chen mostra candidamente e generosamente il suo percorso verso l'accettazione di sé, invitando i visitatori a riflettere su quanto lontano si debba andare per diventare veramente se stessi.

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Skyler Chen

Skyler Chen è nato nel 1982 a Kaohsiung, Taiwan. Si è laureato in Belle Arti all'Università dello Utah nel 2006. Attualmente vive e lavora a Rotterdam, nei Paesi Bassi.


Il lavoro di Chen combina perfettamente classicismo e modernità, creando scene intime e talvolta provocatorie che contrappongono desideri contemporanei a un'estetica classica.


Alle prese con una dislessia non diagnosticata, Chen si è rivolto alla pittura come mezzo di comunicazione. La sua arte esplora la sua identità asiatica e gay e descrive questa sua esperienza all'interno di una cultura conservatrice.


Ispirandosi alle sue esperienze personali, Chen incorpora nel suo lavoro una molteplicità di linguaggi e culture, dall'iconografia tradizionale taiwanese alle immagini commerciali americane. I suoi dipinti si concentrano su dettagli che evidenziano il potere simbolico di oggetti e ricordi. Nelle composizioni di Chen, elementi simboli come riviste erotiche, ravioli, frutta fresca e uccelli trovano il loro spazio sulla tela. Attraverso la sua arte, l'artista trova una pace interiore, abbracciando la sua omosessualità e affrontando le sfide della dislessia. La pittura è un mezzo di comunicazione che gli consente di stabilire connessioni più profonde con se stesso e con gli altri.


Toni caldi e sfumature pastello, personaggi isolati e oggetti allegorici popolano le opere di Chen, fornendo una rappresentazione visiva dell'esperienza umana. I suoi lavori ritraggono figure enigmatiche in ambienti familiari, che proiettano la loro eccentricità sugli oggetti che le circondano. Le figure distaccate e statiche dei dipinti di Chen sono specifiche del nostro tempo, ma possono anche essere percepite come atemporali, trasmettendo uno dei più grandi sentimenti moderni: la solitudine.

Studio Portrait 2024