MASSIMODECARLO Hannah Levy 011

Bulge

Hannah Levy

Date
23.05.2024 | 22.06.2024
File
COMUNICATO STAMPA
Vlcsnap 2024 06 10 14h29m03s824

MASSIMODECARLO è lieta di annunciare Bulge, la prima personale dell'artista americana Hannah Levy presso la galleria e a Londra. Le sculture in metallo, vetro e silicone di Levy sono come frutti proibiti, che tentano il visitatore nonostante il pericolo che emanano. Le opere, che ricordano mobili per la casa o per l'ufficio, ferramenta, protesi, carne umana e cibo, rivelano un'ansia latente in quanto la funzione viene rimossa dalla forma, rivelandosi così misteriose e ultraterrene.

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Ispirandosi all'architettura della galleria, risalente al 1723, Levy si sofferma e allo stesso tempo contrasta gli elementi decorativi dello spazio e le sue iconiche pareti verdi. Umanoidi rigonfi su tre piedi, appliques di vetro forate da artigli d'acciaio e forme antropomorfe simili al mobilio si presentano come oggetti surreali e al contempo giustamente collocati all'interno di un luogo domestico (reso ancora più efficace dall' aggiunta da parte di Levy di una moquette verde).


Dal 2022, le sculture di Levy hanno assunto una nuova dimensione attraverso l'integrazione del vetro. L'artista plasma e deforma il materiale in forme bitorzolute o schiacciate che si afflosciano e irrompono dai loro confini di metallo. In posizione eretta al centro della galleria, un insetto mutante o forse un visitatore alieno emerge dal vetro e dall'acciaio. La struttura irregolare, simile a una larva, è realizzata con una tecnica derivata dagli apparecchi di illuminazione veneziani della fine del XVIII secolo. Il vetro viene soffiato con cautela attraverso una gabbia di acciaio inossidabile e la sua superficie calda viene premuta attraverso le fessure del metallo per ottenere un aspetto disteso. Alle pareti, una serie di artigli in acciaio inossidabile sono installati come lampade Art Nouveau. Ogni artiglio sembra stringere una sfera gonfia di vetro soffiato, permeando gli arredi di un'inquietante sensualità.

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Smerigliando e saldando a mano il metallo fino a quando le strutture assumono le loro forme corporee, Levy adatta con sagacia i processi di lavorazione tradizionali alle sue esigenze, creando nuovi metodi che riflettono la sua peculiare fusione tra il familiare e il minaccioso. Una scultura che assomiglia a una sedia modernista distorta si appoggia su gambe allungate e appuntite. Il silicone è allungato sulla struttura d'acciaio come carne contratta, offuscando i margini tra l'uomo e l'oggetto. In un'altra opera in silicone e acciaio inossidabile, una struttura simile a un ragno assume le qualità formali di un pouf della metà del secolo scorso. Una guaina di silicone allungata pone l'opera aracnide al centro di un sentimento ricorrente di paura ed eccitazione che invita al confronto con l'iconica Maman di Louise Bourgeois, che si addentra nel regno delle forme zoomorfe.


Mentre la galleria trasmette un'atmosfera domestica che evidenzia i suoi velenosi abitanti, un gigante asparago cadente in silicone è esposto nella finestra di 55 South Audley Street. Due artigli di acciaio inossidabile intagliati a mano e fissati alla parete afferrano l'ortaggio gommoso mentre giace flaccido. La funzione diventa un'illusione, lasciando ogni forma sospesa in quello che l'artista definisce spesso un “purgatorio del design”, un limbo in bilico, dal potenziale prorompente.

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Hannah Levy è nata a New York City, negli Stati Uniti, nel 1991. Attualmente lavora e vive a New York.


Attraverso una gestualità essenziale e un’abilità esecutiva, Levy manipola materiali incongrui come il silicone, il vetro, la pietra e il metallo per creare sculture tattili che creano un'esperienza sensoriale. L’artista si appropria di oggetti comuni e li defamiliarizza utilizzando materiali insoliti e deformandone le proprietà formali. Distese di silicone simili a tessuti di pelle tesa, sono appese o sorrette da armature rigide. Si presentano in forme zoomorfe che ricordano zampe di insetti, oggetti domestici, vestiti o attrezzature per l’esercizio fisico. La recente integrazione del vetro nel lessico materico di Levy consente di proseguire la sua esplorazione tra due medium apparentemente opposti. Un mix di processi tradizionali e sperimentali sono utilizzati per alterare, accartocciare, gonfiare e afflosciare il vetro che si sottomette al suo avversario metallico. Levy rende ciò che è familiare sconosciuto e magnetico e crea oggetti che risiedono in un limbo labile che l'artista chiama “purgatorio del design”.


Affiancando le forme del design del XX secolo a calchi carnosi, l'artista impregna l'ideale modernista della geometria perfetta con uno straniante ritorno alla materia organica, accentuando la sensualità che si cela nel design moderno. Mentre le sue forme lineari e metalliche richiamano la nostra attenzione sui sottili dettagli costruttivi che caratterizzano l'estetica di metà secolo, le loro guaine simil pelle resistono a questo confronto, confondendo la separazione tra vivo e morto, animale e protesi. L'opera di Levy è debitrice del fascino surrealista del misterioso e dell'anomalo, e allo stesso tempo ha una visione retrospettiva e ambivalente della cultura materiale del secolo scorso.


Hannah Levy ha conseguito un BFA presso la Cornell University di Ithaca, NY (2013) e un titolo di Meisterschüler presso la Städelschule di Francoforte sul Meno, Germania (2015). Con recenti mostre istituzionali al Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive (BAMPFA), CA (2022) e all'Arts Club of Chicago, IL (2021), l'artista è stata inclusa in mostre al CCS Bard Hessel Museum, Annandale-on-Hudson, NY; Rennie Museum, Vancouver, Canada; Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield, CT; MoMA PS1, New York, NY; è stata invitata a partecipare alla 59a Biennale di Venezia (2022) e alla 16a Biennale d'Arte Contemporanea di Lione (2022). Le opere di Levy sono presenti in collezioni pubbliche come il Nevada Museum of Art di Reno, NV, il Moderna Museet di Stoccolma, Svezia, il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk, Danimarca, la National Gallery of Victoria di Melbourne, Australia, la Philara Foundation di Dusseldorf, Germania e la G2 Kunsthalle di Lipsia, Germania.

Opere

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