Centered
MASSIMODECARLO presenta Centered, la quinta mostra dell’artista americano Matt Mullican con la galleria e la prima personale negli spazi espositivi di Palazzo Belgioioso a Milano.
Attivo dagli anni Settanta, nella sua carriera artistica cinquantennale Matt Mullican ha sviluppato una cosmologia per immagini composta da segni, diagrammi, pittogrammi e simboli che generano un sistema visivo e teorico per la rappresentazione dell’intero universo oggettivo e soggettivo. Attraverso una pratica omnicomprensiva che include disegno, pittura, scultura, installazione, video, computer graphic e performance, l’artista categorizza la rappresentazione dell’universo nel tentativo di riflettere sulla condizione umana e sulla relazione tra la realtà oggettiva e la sua percezione soggettiva.
Per Centered, l’artista americano porta a Milano una nuova serie di tele quadrate e di acquarelli e inchiostri su legno dalle dimensioni più ridotte, entrambe realizzate con la più antica tecnica di riproduzione dell’opera d’arte, il rubbing, insieme a un iconico stendardo colorato e due produzioni inedite, tutte disposte sistematicamente dall’artista nello spazio espositivo della galleria.
La serie dei rubbing, che utilizza la tecnica primordiale di riproduzione di un’immagine realizzata per sfregamento, è divenuta una costante nella produzione di Mullican sin a partire dalla metà degli anni Ottanta e una delle più prolifiche dell’artista e, pur non trattandosi di pittura, di disegno o di stampa, le include unitariamente.
Le opere in mostra presentano motivi geometrici e segni astratti, soggetti tipici che Mullican ripropone in maniera ricorrente insieme a parole e lettere, immagini recuperate da Internet o derivate dalla segnaletica urbana, scenari legati a un’idea di trasferimento o simboli primordiali, a cui l’artista associa arbitrariamente altrettanti significati. Le dimensioni dei rubbing in mostra sono standardizzate e i colori richiamano il modello di cosmologia ideato da Mullican, ovvero la sua struttura di decodificazione e classificazione del mondo. A ciascun colore corrisponde un diverso livello di percezione, intrinsecamente connesso agli altri: al nero il linguaggio, al blu la quotidianità, al verde la fisicità, al rosso la soggettività, al giallo le arti.
L’ampio stendardo Untitled (Center Chart Framed) (2021), cucito a mano, richiama i banner quali efficaci veicoli di messaggi urbani e collettivi, la cui sintassi è ridotta al minimo e immediatamente leggibile e di cui l’artista fa utilizzo per presentare la propria classificazione della realtà poliedrica e concentrica. A differenza dell’utilizzo normativo degli stendardi, quelli di Mullican non sono che segni di segni, espressione rapida di un pensiero soggettivo a cui viene data voce per mezzo di un simbolo che, a sua volta, dà accesso a una realtà altra da poter esperire.
In 3D Overall Chart (2021), Mullican ridefinisce le coordinate spaziali alterando la percezione della realtà. Utilizzando la realtà aumentata, l’artista si richiama alle sue performance in stato di trance degli anni Settanta, per cui ‘entrare in una realtà virtuale è paragonabile a uno stato di trance’, in quanto in entrambi i casi ci si immerge in realtà parallele illusorie, una di natura emozionale, l’altra di natura architettonica.
L’intera produzione di Matt Mullican ruota attorno a dualismi che pongono in costante relazione significato e significante, soggettivo e oggettivo, mente e corpo, percezione e realtà. La costruzione di un intero sistema di segni, di un metodo di sistematizzazione quasi enciclopedico e del suo processo di esecuzione, è alla base del lavoro di Mullican che volge a una riflessione sulla relatività dell’oggetto e l’universalità del concetto.
Artista
Matt Mullican è nato nel 1951 a Santa Monica; vive e lavora a Berlino e New York.
Matt Mullican ha sempre lavorato con diversi tipi di media, dalla performance all’installazione ambientale, dalla scultura alla grafica digitale. Il suo lavoro oscilla tra diversi antagonisi, tra la realtà e la finzione, tra il soggetto e l’oggetto, tra il cosciente e l’incosciente, in modo da lavorare sul concetto di percezione, intesa non tanto come realtà obiettiva del visibile ma più come la proiezione delle esperienze soggettive.
A partire dalla metà degli anni Settanta, Mullican appare nelle performance in prima persona, in particolare sotto uno stato di ipnosi in modo da sperimentare stati di regressione o di cambiamento personale, e in modo da poter lavorare sulla sua propria psiche.
Le sue opere sono state presentate alla Biennale di Vienna (2017); alla 53° Biennale di Venezia a cura di Massimiliano Gioni (2013), alla Biennale di Gwangju (2010), alla 28th Biennale di San Paolo (2008), e a tre edizioni di Documenta (1997, 1993, 1982)