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Carla Accardi At Home

Date
28.04.2021 | 19.06.2021
File
PRESS RELEASE
FLOORPLAN

MASSIMODECARLO presenta Carla Accardi at Home, la prima mostra della galleria dedicata all’opera dell’artista trapanese. La mostra evoca un clima domestico e privato in un percorso inusuale che attraversa le stanze di Casa Corbellini- Wassermann, quartier generale della galleria, e restituisce un punto di vista sfaccettato e complesso di Carla Accardi includendo nel percorso oggetti, fotografie e elementi decorativi. Il progetto è realizzato in collaborazione con Francesco Impellizzeri (artista e membro del Comitato Scientifico dell’Archivio Accardi Sanfilippo).

Carla Accardi at Home documenta il lungo percorso dell’artista, figura centrale del panorama artistico italiano e internazionale sin dalla metà del Novecento, e vuole essere una narrazione parallela e emotiva su Carla Accardi. La mostra si snoda attraverso opere cardine che punteggiano l’intera carriera dell’Accardi, insieme a fotografie d’archivio e oggetti simbolici provenienti dalla sua casa studio di Roma, dove l’artista era solita accogliere quotidianamente amici e artisti all’ora di aperitivo, in appuntamenti che sono diventati leggendari. Negli spazi di MASSIMODECARLO le opere si mescolano a voler ricreare l’atmosfera di informale intimità che si respirava in casa Accardi, così opere degli anni Cinquanta si incontrano e dialogano con quelle dei decenni successivi, fino agli anni Duemila.

Formatasi artisticamente nell’Italia postbellica, con la sua pratica la Accardi intreccia esperienza individuale e sociale, condizione personale e collettiva, facendo convivere storia, realtà e artificio. Le sue opere sono l’unione di elementi contrapposti eppure indistinguibili che coesistono nel colore e nel segno, immagini concrete di un linguaggio dinamico. L’arte di Carla Accardi ingloba la sensualità flessibile del segno che, con la sua ricchezza irregolare e caotica, ravviva materiali statici e impersonali, dando vita a composizioni fluide e organiche fatte di segni, materie, colori e forme.

In Negativo grande (1954) le linee si intrecciano a creare una trama libera e spontanea di positivo su negativo. La Accardi realizzava in questo periodo opere in caseina inginocchiata a terra, posando il bianco opaco sul nero, a voler rovesciare le gerarchie dei colori ed enfatizzare l’individualità positiva di un elemento che si stacca dall’uniformità nera, senza tuttavia contrapporvisi. Nel lavoro Assedio rosso n.7 (1956) il bianco viene sostituito dal rosso dando vita a un pattern ottico dalla potenza irregolare e istintiva.

Il colore acquista un ruolo primario nelle opere a partire dagli anni Sessanta, come in Azzurro argento (1964), la cui superficie è sovraccarica di un turchese denso e luminoso. Superata la dualità neutra del bianco e nero, emerge così il dirompente universo dell’artista siciliana. Sulla superficie monocroma si dispongono segni calligrafici non più intrecciati ma densi e rigorosi, raggruppati e isolati in recinti che si oppongono alle trame dei lavori precedenti. I segni sembrano analizzati e controllati in maniera seriale, quasi a voler rispecchiare un’identità più matura e consapevole dell’artista. L’accostamento all’argento, inoltre, accentua la luminosità dell’opera.

Trasparenza, colore e luminosità contraddistinguono la ricerca artistica dell’Accardi fino agli anni Ottanta. Le combinazioni di vernici e sicofoil danno vita a possibilità illimitate. La liquidità delle vernici crea, in associazione con le superfici traslucide del supporto, strati di chiarore in cui pieno e vuoto, presenza e assenza, si intrecciano, come ben esemplifica l’opera del 1981 Quadrato. In quest’opera il telaio, per mezzo del sicofoil, viene svelato e, ricoperto di colore, ne diventa l’elemento visivo primario. Il sicofoil, percorso da tracce di colori, assume superfici e geometrie che sfociano nella forma del cono o del rotolo, poi ripresa nella serie delle lampade. L’opera della Accardi si fa tridimensionale e architettonica e supera i confini del quadro attraverso la materia, la trasparenza e la lucidità dei colori, infine attraverso la forma, ponendo l’opera in un dialogo fluido con l’ambiente circostante.

Dagli anni Ottanta la superfice grezza della tela in canapa sostituisce il sicofoil e l’invisibile si fa visibile. Gli intrecci di segni e le forme diventano motivo ornamentale dal ritmo musicale, riflesso non solo di un’enfasi interiore ma di un percorso artistico sempre in crescita. Le campiture di colore sono omogenee e i fondi si confondono, con intrecci tortuosi che sgorgano da ogni parte dell’opera, come in Collisione dei tempi (2011) o Luci d’inverno (2009). All’immagine labirintica si mescola quella razionale di figure geometriche semplici, e colori sfavillanti e oscuri si affiancano, come nell’ampio Pavimento in feltro nero rosso bianco del 2009-2010.

All’armonia dei contrasti l’artista ha sempre affidato la possibilità di proiettare una personalità che si sottrae a qualsiasi definizione e che accoglie la possibilità di più modi d’essere e di esistere. Carla Accardi sperimenta con il vocabolario espressivo per veicolare la propria identità femminile e fa dell’arte uno strumento capace di intrecciare dualità: architettura e pittura, vuoti e pieni, materiale e immateriale, funzione e ornamento, trasparenza e opacità, arte e vita. Un approccio orizzontale ben rappresentato dalla sua volontà dell’artista di intervenire nell’ambiente nella sua totalità, a partire dall’oggettistica con la realizzazione di vasi, piatti, elementi di decoro. Con la sua arte e con la liturgia della sua casa studio, Carla Accardi ci invita a entrare in un universo interiore cosciente della propria individualità, esistenza e autonomia che si materializza nel colore, nelle forme, nelle linee e nello spazio astratti.

La mostra Carla Accardi at Home è accompagnata da una selezione di immagini dall’Archivio Accardi Sanfilippo visibile sull’account Instagram @ massimodecarlogallery a partire dall’inaugurazione della mostra. Il progetto, inoltre, segna l’arrivo di MASSIMODECARLO sul social media Clubhouse: il 5 maggio, a partire dalle ore 19:00, @MASSIMODECARLO aprirà i microfoni alle voci degli amici, dei compagni di viaggio e degli studiosi che hanno accompagnato la vita e la carriera di Carla Accardi, in uno speciale Aperitivo con Carla (Accardi) moderato da Massimiliano Tonelli (Direttore editoriale di Artribune).

Carla Accardi
Carla Accardi

Carla Accardi (1924 - 2014) è stata una delle più importanti esponenti della pittura astratta nel secondo dopoguerra in Italia. Nata il 9 Ottobre 1924 a Trapani, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze prima di trasferirsi a Roma nel 1946, dove ha fondato l’influente gruppo Forma 1 (1947-51), principale riferimento per l’arte astratta in Italia negli anni ’40 e ’50.


I suoi primi dipinti erano caratterizzati da forme geometriche ad incastro. Nel 1950, Accardi fu coinvolta nell’ondata rivoluzionaria dell’astrazione attraverso l'ibridazione della pittura geometrica e gestuale, sia in Italia che in Francia, dove il critico d'arte Michel Tapié si interessò al suo lavoro.


Nel 1953 Accardi inizia a introdurre i segni pseudo-calligrafici nelle immagini astratte, riducendo la sua tavolozza a composizioni bianco e nero per esplorare il rapporto fra figura e sfondo.


Negli anni '60, invece, c’è un rinnovamento del colore nelle sue opere con riferimenti alla cultura metropolitana ed effetti ottici. La ricerca artistica di Accardi fu caratterizzata da una continua radicale sperimentazione con l’uso di supporti in plastica trasparente che accentuavano la natura del dipinto come diaframma luminoso. Nel 1961, infatti, iniziò a dipingere su sicofoil, una plastica trasparente, invece che sulla tela. Mostrò queste nuove tecniche pittoriche alla Biennale di Venezia del 1964. Dalla metà del 1960, invece, utilizzò questi nuovi materiali in modo scultoreo. Questa fase dell’opera di Accardi, la quale fu celebrata nella sezione Ambient Art della Biennale di Venezia del 1976, voleva mostrare l’influenza dell’Arte Povera. Nel 1980 Accardi ritornerà alla tela e sposterà la sua attenzione sull’uso dei segni e le giustapposizioni cromatiche. Nel 1988 parteciperà di nuovo alla Biennale di Venezia, mentre nel 1994 prenderà parte all’ Italia metamorfosi 1943 -1968, tenuta al Solomon R. Guggenheim Museum, New York nel 1994.


Il suo lavoro fa parte di importanti collezioni, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli (Torino), le Gallerie Civiche di Modena e Bologna, il Palazzo Reale a Milano, e il Museo Civico a Torino. L’artista è deceduta a Roma il 23 Febbraio 2014.