20 A2019

Sleep With the Key

Date
25.09.2013 | 09.11.2013
Location
Massimo De Carlo, Milano

La galleria Massimo De Carlo inaugura la sua nuova stagione espositiva milanese con Sleep With the Key, la

prima grande mostra personale in Italia dell’artista Kaari Upson. L’universo di Kaari Upson è un archivio

automatico dei sentimenti umani popolato di entità impenetrabili, oscurità e fantasmi. Azione e reazione

sembrano coincidere nel mondo caleidoscopico e oscuro di Kaari Upson: con un flusso di coscienza che

confonde costantemente realtà e fantasia, pubblico e privato, il sé e l’altro, l’artista californiana indaga i misteri

dell’esperienza umana.

Sleep With the Key è una finestra aperta sul mondo interiore di Kaari Upson, che schiude il ricordo di momenti

felici del suo passato, custoditi gelosamente sotto chiave nella memoria dell'artista.

La serie di nuove opere di Sleep With the Key sintetizza gli ultimi anni di ricerca dell’artista e costruisce un

universo carnale in negativo: la mostra di Kaari Upson è un progetto sull’assenza, la mancanza e il distacco; Sleep

With the Key è una mostra tutta incentrata sul corpo, ma dove il corpo non appare mai.

Sleep With the Key si apre con un monumentale gruppo di materassi unici realizzati in silicone. Kaari Upson

recupera le matrici delle sue sculture per le strade di Los Angeles. Materassi King size, Queen size, Single e Crib

size (il materasso per bambini) compaiono grazie all’accumulo di strati e strati di silicone liquido trasparente e

colorato, attraverso un processo di produzione che sfugge al controllo assoluto dell’artista. Le superfici di questi

oggetti si arricchiscono di sfumature inaspettate: passando da liquido a solido il silicone imprigiona i pensieri di

Kaari Upson e restituisce campiture carnose e sensuali che producono una sintesi perfetta tra pensiero razionale

e inconscio.

Al primo piano della galleria Kaari Upson presenta una serie di tappeti, realizzati sempre in silicone, e alcune

composizioni di calchi di piante di aloe: scritture incerte e specchiate, decorazioni astratte e colature di colore

rimangono incastonate nella trama e nelle fibre di superfici seducenti che cristallizzano un momento preciso nel

tempo e che segnalano ancora una volta l’assenza dell’essere umano. Su una delle pareti si apre una finestra su un

paesaggio ideale, uno spazio meditativo in cui proiettare il proprio sé.

Le opere di Kaari Upson ci sono apparentemente familiari, sono oggetti con cui ognuno di noi ha a che fare

quotidianamente eppure trasmettono un senso di turbamento, instabilità e perversione: nascosti tra le pieghe

dell’animo umano, i nostri sogni più inconfessabili affiorano dalle superfici traslucide e dalla fisicità misteriosa

dei lavori della Upson. “Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a

ciò che ci è familiare” (Sigmund Freud, Il perturbante, 1919).

Kaari Upson