Senza Tempo
MASSIMODECARLO Pièce Unique è lieta di presentare Senza Tempo, la prima personale del maestro italiano Giorgio Griffa nella sede parigina.
“La pittura fissa il suo tempo e ne esce, continua a vivere oltre al suo tempo.
Infatti, il pensiero è fuori dal tempo, agisce senza ieri, oggi, domani, presente, passato, futuro.
È la memoria che fissa il tempo e lo spazio.
Senza tempo.
Noi non siamo capaci di pensare altro che un presente senza fine.”
-Giorgio Griffa. Torino, 6 novembre 2024
Con queste parole, Griffa ci sfida a ripensare il tempo non come una linea retta ma come uno spazio senza confini, capace di abitare un presente infinito, in costante dialogo con il passato e il futuro. La pittura, nella sua visione, è un processo che non si esaurisce nel momento della creazione: rimane aperta, incompiuta, e continua a respirare anche al di fuori del tempo storico che l’ha generata. Griffa non è interessato a fissare una narrazione definitiva; la sua arte esplora quella dimensione sospesa in cui i segni vivono di una loro energia autonoma.
In mostra, questa atemporalità prende forma attraverso l’accostamento di opere del 2016 con lavori del periodo 1976-1979. Non si tratta di dittici tradizionali, ma di dialoghi tra tele che si incontrano, si accostano, provenendo da tempi e cicli diversi.
“Mi metto al servizio dell’opera”, racconta Griffa, l’artista lascia che i segni emergano da soli, guidati da una logica interna che supera le sue intenzioni. In queste tele, ciò che conta non è il gesto, ma il tempo della pittura, che si dilata nello spazio e sembra oscillare tra finito e infinito.
Presentate in una serie di dittici appositamente concepiti per la mostra, le opere del ciclo Canone Aureo, realizzate nel 2016, occupano un posto centrale. Questo ciclo è dedicato alla sezione aurea, quella proporzione universale che si manifesta tanto nella natura quanto nell’arte, dall’architettura classica ai vortici delle galassie. Per Griffa, la sezione aurea non è solo un concetto matematico, ma un simbolo del mistero stesso dell’universo: un numero irrazionale – 1.618033988... – che non si arresta mai, come la pittura, sempre in divenire. Griffa usa questa proporzione come una griglia sottostante, una sorta di filo conduttore che lega le sue opere a un’idea più grande di ordine universale, in cui l’arte diventa un tentativo di “conoscere l’inconoscibile.”
Ma se il Canone Aureo rappresenta l’ordine, i cicli Segni Primari e Contaminazioni si muovono sul filo del caos e della libertà. Nei Segni Primari, Griffa si concentra sul gesto essenziale: pennellate semplici, strisce di colore, punti, virgole. La tela, grezza e non intelaiata, diventa essa stessa protagonista, con le sue pieghe e imperfezioni che trattengono la memoria del tempo. Griffa non copre mai l’intera superficie: lascia spazio al vuoto, al non-detto, come un invito a completare l’opera con lo sguardo e l’immaginazione dello spettatore. È un approccio che l’artista definisce “non finito,” un modo per restituire alla pittura il suo carattere di processo aperto.
Con il ciclo Contaminazioni, Griffa spinge ancora oltre questa logica. Qui i segni primari si mescolano tra loro, come a evocare una sorta di “biologia” della pittura. Griffa, ispirato da Matisse, non cerca la purezza, ma accoglie la complessità e la fusione: linee spezzate, curve, rette che si intersecano in posizioni mai del tutto prevedibili. La contaminazione, per Griffa, non è un’anomalia, ma una legge naturale, un principio vitale che guida tanto l’evoluzione biologica quanto la creazione artistica.
In fondo, Griffa non ci invita a trovare risposte, ma a porci domande. Le sue tele, sospese tra ordine e caos, tempo e atemporalità, ci ricordano che l’arte non è un atto di controllo, ma un dialogo continuo con l’ignoto. E, come il Canone Aureo, la pittura si avvolge su sé stessa, senza mai fermarsi, offrendoci un presente che, forse, non ha davvero fine.
Segni Primari
Segni Primari
Con il ciclo Segni Primari, Giorgio Griffa inizia a esplorare l’essenza primaria della pittura, concentrandosi sull’atto del segno come gesto universale. Questo ciclo nasce nel 1968, un momento cruciale in cui Griffa decide di ridurre la pittura ai suoi elementi fondamentali: segni che trascendono l’individualità per incarnare la memoria collettiva dell’umanità.
Ogni opera è composta da segni semplici e ripetuti—tratti verticali, orizzontali o diagonali—lasciati volutamente incompleti su tele non intelaiate. Gli spazi vuoti tra questi segni creano un ritmo che riflette la continuità del tempo e le tracce della presenza umana. Griffa descrive questi segni impersonali come appartenenti a “qualsiasi mano,” un allontanamento radicale dal ruolo tradizionale dell’artista come autore unico del significato.
L’uso delle tele non intelaiate rafforza ulteriormente questa visione egualitaria. La decisione di lasciare pieghe e increspature intatte trasforma la tela in qualcosa di più di un semplice supporto; diventa una parte integrante dell’opera, portando con sé la memoria del suo essere stata conservata, maneggiata e dispiegata. Questi dettagli sottili invitano l’osservatore a interagire non solo con i segni dipinti ma anche con la materialità e la storia della tela stessa.
Segni Primari celebra il delicato equilibrio tra ciò che è conosciuto e ciò che è ignoto, tra il visibile e il nascosto. Ogni segno è una narrazione in sé, che incarna l’antico rapporto tra l’umanità e l’atto creativo. Al tempo stesso, il carattere incompiuto di queste opere resiste alla chiusura, lasciando spazio all’interpretazione e invitando l’osservatore a un dialogo continuo con il dipinto.
L’approccio minimalista ma profondo di Griffa risuona con il ritmo eterno dell’esperienza umana, rendendo Segni Primari una pietra miliare della sua pratica e una chiave per comprendere la sua visione artistica complessiva.
Disordine
Disordine
Disordine rappresenta il tredicesimo ciclo del lavoro di Giorgio Griffa, una riflessione sul disordine come principio essenziale dell’esistenza e della creazione. In questo ciclo, l’artista esplora il passaggio dall’ordine alla sua inevitabile trasformazione, affrontando l’entropia come forza generatrice.
Griffa descrive il disordine non come assenza di struttura, ma come il motore di nuovi equilibri: un processo ciclico in cui l’ordine genera disordine, e il disordine a sua volta crea nuovi ordini. È un omaggio all’energia sconfinata e indefinita che dà forma al nostro universo, dove spazio e tempo non sono condizioni preesistenti, ma una conseguenza del movimento stesso.
Le opere di Disordine sono identificate da combinazioni di lettere progressive, come targhe automobilistiche. Si inizia con Disordine AA, Disordine AB e così via. Se il ciclo raggiungerà ZZ, continuerà con tre lettere, partendo da AAA.
Con Disordine, Griffa cattura l’essenza di un’intelligenza cosmica in continuo divenire, dove ogni atto di disordine è l’origine di una nuova rappresentazione del mondo.
Artista
Giorgio Griffa è nato a Torino nel 1936 dove tuttora vive e lavora. È un pittore italiano, dagli anni '60-'70 tra i principali esponenti a livello internazionale della ricerca pittorica contemporanea. Nonostante il suo lavoro sia stato associato con l’Arte Povera, la Pittura Analitica e il Minimalismo, il percorso di Griffa, pur ricco di scambi e amicizie, rimane sotto il profilo artistico per lo più solitario e non inquadrabile in una corrente specifica.
Inizia l’attività espositiva nel 1968. Collabora con Gian Enzo Sperone sino a quando egli sposta la sua galleria a Roma. In seguito, collabora con altre Gallerie tra cui Sonnabend a New York e Parigi, Martano, Salzano, Biasutti a Torino, Toselli, Ariete, Templon, Lorenzelli, Milione, Guastalla a Milano, Samangallery a Genova, Godel, Primo Piano, Malborough, E.Tre, Mara Coccia, Oddi Baglioni, Lorcan O'Neill a Roma, Casey Kaplan a New York, Xavier Hufkens a Bruxelles e Massimo De Carlo a Milano