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Secondary Growth

Giulia Cenci

Date
20.02.2024 | 02.03.2024
Galleria
Pièce Unique
File
COMUNICATO STAMPA

MASSIMODECARLO Pièce Unique è uno spazio espositivo particolare: una vetrina, visibile 24 ore su 24, senza possibilità di sfuggire allo sguardo del pubblico. Qui le opere d'arte sono in mostra senza filtro, ma rimane comunque possibile creare mistero, come dimostra abilmente Giulia Cenci.

Per il suo progetto site specific, l'artista ha immaginato delle piante che si mutano in creature animali o umane: scolpiti in alluminio, dei rami di vita contorti e "nevrotici" si trasformano in volti umani, teste di lupo o elementi meccanici. L'opera principale, big flower (gynoceum) [grande fiore (gineceo)], ricorda delle costole, ma anche insetti, mostri o astrazioni. L'opera fa riferimento sia alla storia del cinema (le creature di Tim Burton) sia a quella dell'arte (la Donna sgozzata di Giacometti). Ci troviamo quindi di fronte a un essere strano, le cui membra spalancate sembrano volerci abbracciare o imprigionare. Quest'opera anatomica è attraente quanto rivoltante. La sua crescita sembra essersi congelata nel tempo, e ricorda le piante giganti che fioriscono solo ogni dieci anni (Amorphophallus titanum) o addirittura una volta sola nella loro vita (Saxifraga florulenta, Cardiocrinum giganteum).

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La botanica è uno dei temi principali della mostra, e il titolo "secondary growth" [crescita secondaria] ne deriva direttamente: la crescita secondaria delle piante consiste infatti in un aumento del diametro delle radici, fusti e rami. Per l'artista, in questa nuova serie "le opere hanno questa tendenza a creare uno spazio che include e coinvolge un secondo corpo, che può essere lo spettatore o anche me stessa nel processo di realizzazione". Questa serie è quindi legata all'idea di creare uno spazio per qualcosa o per qualcun’altro. Giulia Cenci intreccia spesso cose ed esseri, l'inerte e l'animato. Si interroga sulla natura di ciascuno, creando un humus interspecie. Si formano reti caotiche, in una sorta di anadiplosi. Ciò diventa chiaro nelle altre tre opere presentate, small flower (gynoceum) [piccolo fiore (gineceo)] #1, #2 e #3: la scomparsa e la disintegrazione dei limiti del corpo, l'ibridazione e la mutazione - i confini tra pianta, animale, uomo e macchina si confondono. Queste opere carnali e inquietanti sono affascinanti e mostrano la fragilità sia degli esseri viventi che delle tecnologie.


Il gesto è una parte essenziale della pratica scultorea di Giulia Cenci. È un processo al tempo stesso intuitivo e tecnico, solitario e collaborativo (l'artista è accompagnata da un intero team nel suo grande studio, un vecchio capannone nella campagna toscana). Gioca su un'estetica della serialità e della produzione meccanizzata, rivelando al contempo il fatto a mano e l'accidentalità. Il titolo delle sue opere è un'illusione, perché qui nessun fiore è in realtà visibile. Ma il gineceo (la parte femminile dei fiori) presente nei titoli fa sperare in un rinnovamento e in una rigenerazione. Realizzati con fusioni di piante e vecchie parti di automobili in alluminio, questi "fiori" crescono e creano nuove entità, generando una vita nuova e libera. Viviamo in un'epoca di catastrofi e il lavoro di Giulia Cenci ci mostra cosa ci aspetta, mappando le ansie della vita contemporanea e lasciando spazio alla speranza. Oltre alla produzione e alla distruzione, l'artista propone un'altra strada, quella della riparazione.


Daria de Beauvais

L'artista

Giulia Cenci

Giulia Cenci (nata nel 1988) vive e lavora a Cortona, Italia.


Si è laureata all'Accademia di Belle Arti di Bologna, IT, ha conseguito un Master of Fine Arts alla St. Joost Academy, Den Bosch-Breda, NL, e ha partecipato alla residenza de Ateliers, Amsterdam, NL. Cenci ha partecipato alla 59a Biennale di Venezia 2022, The Milk of Dreams, curata da Cecilia Alemani. Nel 2020 è stata tra gli artisti selezionati per il MAXXI BVLGARI PRIZE 2020 e ha vinto il Baloise Art Prize ad Art Basel 2019.


Tra le mostre personali selezionate: être rares, CAP Centre d'art de Saint- Fons, Lione, FR; Dry salvages, P///// AKT, Amsterdam, NL; Hijia del aire, Museo Blanes, Montevideo, UY; Giulia Cenci, a cura di M.N. Farcy, MUDAM Luxemburg; TALLONE DI FERRO, a cura di S. Risaliti & E. Francioli, Museo del Novecento, Firenze, IT; Da lontano era un'isola, a cura di C. Rekade, Kunst Merano Arte, Merano, IT; Ground ground, SpazioA, Pistoia, IT; A través, Carreras Mugica (Hall), Bilbao, ES; Offspring 2017 - DEEP STATE, a cura di L. Almarcegui e M. Hendriks, De Ateliers, Amsterdam; NL e Mai, Tile Project Space, Milano, IT. Tra le mostre collettive selezionate ricordiamo: Reaching for the Stars, Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom- Boakye, Collezione Sandretto Re Rebaudengo, Fondazione Palazzo Strozzi, IT; Strange, Collezione Sandretto Re Rebaudengo, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia, SP; Shapeshifters, a cura di Anna Johansson, Malmö Konstmuseum, Malmö, SE; Metallo Urlante, Campoli-Presti, Parigi, FR; 15a Biennale di Lione / Jeune création internationale, a cura del team curatoriale del Palais de Tokyo, Institute of Contemporary Art, Villeurbanne/Rhône-Alpes, FR; Comrades of time, a cura di Whatspace, Hardspace, Basilea, CH; FutuRuins, a cura di D. Ferretti, D. Ozerkov, con D. Dalla Lana, Palazzo Fortuny, Venezia, IT; That's IT! a cura di L. Balbi, MAMBO, Bologna, IT.