Nature Knows No Pause
Gerhard Richter
Hiroshi Sugimoto
Johan Christian Dahl
Alexandre Calame
Francois Diday
Caspar David Friedrich
Lee Ufan
Giuseppe Penone
La galleria Massimo De Carlo di Milano è lieta di presentare Nature Knows No Pause, una mostra collettiva negli spazi espositivi di Palazzo Belgioioso, che sarà inaugurata a Milano il 29 maggio.
Nature Knows No Pause prende il titolo da una celebre frase del poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe (la natura non conosce pause) e si concentra sul dinamismo vibrante e seducente della natura e sull’evoluzione del rapporto tra gli esseri umani e il mondo naturale. Se inizialmente gli umani temevano e dunque rispettavano il potere della natura, ora sembra che facciano di tutto per sopraffarla.
La mostra è un’indagine su come paesaggi, elementi naturali e poteri terreni siano stati rappresentati dagli artisti dal XIX secolo a oggi. Le opere esposte spaziano infatti dal 1800 al 2018 e comprendono alcuni importanti prestiti provenienti da istituzioni e fondazioni internazionali oltre a nuove produzioni realizzate specificamente per l’occasione.
Il percorso espositivo comprende opere di artisti europei romantici: una scena di naufragio del pittore norvegese Johan Christian Dahl (1788-1857) dialoga con paesaggi montani melanconici dipinti dal maestro svizzero Alexandre Calame (1810–1864) e dal meno conosciuto, ma altrettanto rilevante e mentore di Calame, François Diday (1802-1877).
Il disegno a inchiostro di una foresta rocciosa di Caspar David Friedrich (1774-1840), uno dei più influenti pittori romantici tedeschi del XIX secolo, che si trovò a vivere per un certo periodo con Dahl, è abbinato a una toccante fotografia in bianco e nero di una foresta di pini del Colorado realizzata dal fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto (1948). La fotografia è parte della celebre serie ispirata al diorama di paesaggi artificiali del Museo di Storia Naturale di New York, che l’artista visitò inizialmente nel 1976. L’immagine, priva di figure umane, ritrae un passato lontano, precedente all’avvento dell’umanità, e allo stesso tempo rappresenta un futuro distopico. Lo studio della durata e della lotta tra il naturale e l’artificiale continua con il proseguire della mostra.
Le sculture di pietra e acciaio di Lee Ufan (1936) sono un esempio tangibile della pratica del pittore e scultore coreano, residente in Giappone, la cui produzione minimalista è radicata nella passione orientale per la natura dei materiali ma anche nella fenomenologia moderna europea, che dà così vita a una riflessione costante sulle nozioni dell’essere e del nulla. L’opera, concepita appositamente per la mostra, include per la prima volta l’utilizzo da parte dell’artista dell’acciaio inossidabile.
Un raro esempio di paesaggio disegnato dall’artista tedesco Gerard Richter (1932), maestro di astrazione e realismo, datato 1992, rappresenta perfettamente l’abilità dell’artista “di mantenere vivo il significato, nasconderlo, modificarlo, moltiplicarlo, indebolirlo, esprimendo nel contempo finzioni e spinte in forme visivamente aggraziate.”1 Il potere di questo disegno di piccole dimensioni risiede nella sua ambiguità e nella sua instabilità visiva.
Nature Knows No Pause include opere dell’artista italiano Giuseppe Penone (1947), uno dei fondatori del movimento dell’Arte Povera, la cui pratica artistica si fonda sulla relazione tra uomo e natura. Legno di pino, tronchi d’albero, cedri e conifere sono alcuni degli elementi chiave della poetica di Penone: l’artista incide, sovrappone e realizza calchi di elementi naturali e industriali in modo da poter evidenziare il contrasto tra il ritmo veloce del tempo umano e la lentezza che è propria dell’evoluzione della natura.
Partendo dal lavoro di Caspar David Friedrich, la mostra cerca di stabilire un punto di partenza per una riflessione sulla relazione tra romanticismo e natura nell’arte contemporanea e su come il nostro legame con la natura, in continua evoluzione, possa essere raccontato attraverso una vastità di linguaggi molto diversi tra loro.