Kung Hei Fat Choi
Forse uno dei segreti meglio tenuti di Hong Kong, l'isola ospita un santuario improvvisato di centinaia, se non migliaia, di statue di ceramica, vetro e argilla del Buddha e di altre divinità protettrici. Depositate - mai scartate - in una sezione rimossa di uno dei parchi dell'isola, siedono di fronte al mare, con le loro sagome divine che spuntano dai pendii e guardano verso l'orizzonte come se stessero sorvegliando i loro proprietari perduti da tempo.
Incantata dagli sguardi benevoli e sorridenti dei Buddha e dal senso di realtà sospesa che emana dal loro modesto rifugio, questa scoperta si è gradualmente imposta come soggetto inevitabile del nuovo lavoro di Yan Pei Ming.
Intitolata Kung Hei Fat Choi che si traduce come "un augurio di prosperità", questa mostra è la sua seconda personale a Hong Kong segnando un nuovo capitolo nella lunga collaborazione dell'artista con la galleria.
Conosciuto soprattutto per i suoi ritratti straordinariamente dettagliati di figure iconiche raffigurate in combinazioni di bianco e grigio, rosso o blu, questi dipinti, ad oggi, sono i lavori piu spirituali di è corpo di Yan Pei-Ming.
Per quanto statiche possano essere le statue, Yan Pei-Ming le fa rivivere: rese con le sue pennellate dinamiche, queste divinità prendono vita attraverso il suo pennello, colte in un momento di gioia o di beatitudine meditativa. Lo sfumato che avvolge i dipinti infonde ai loro ritratti una qualità onirica: in realtà, questa nebbia diffusa è il fumo dell'incenso acceso nel giardino per le statue. Questo è il modo in cui Yan Pei-Ming fa sottilmente allusione a una presenza umana nei dipinti.
Articolate come una costellazione di ritratti individuali gravitando attorno a un dipinto centrale di grandi dimensioni di 2,5 metri per 4, queste opere prevalentemente blu cobalto operano un sottile stravolgimento della ritrattistica: solitamente dipingendo a partire da immagini preesistenti, Yan Pei-Ming si è trovato non solo a ritrarre le sculture come soggetti, ma anche a dover riprodurre i loro volti dipinti sulla tela. In un certo senso, ognuno di questi dipinti contiene un altro dipinto al suo interno.
Inserendo la sua storia personale nella narrazione delle opere, Yan Pei-Ming affronta i temi del restare e dell'andarsene, del perdere e del ritrovare, dell'aldilà, dell'individuale e dell'universale: ogni dipinto incarna verità divergenti. Le statue, un tempo riverite dalle famiglie nelle loro case, sono state abbandonate per ragioni sconosciute e depositate nel parco in un ultimo atto di riverenza. Guardando il mare, proteggendo i loro proprietari, il loro potere non diminuisce, anzi. Da spiriti solitari e domestici diventano una forza protettiva collettiva, in un santuario a cielo aperto, a disposizione di tutti.
Dipingendo queste divinità sorridenti e meditative su sfondi astratti, Yan Pei-Ming le estrae ancora una volta dal loro contesto del parco, ma questa volta trasponendole in pittura, permettendo loro di viaggiare oltre la terra e il mare, dando loro la sua versione di una nuova dimora per l'eternità.
Artista
Yan Pei-Ming è nato a Shanghai nel 1960; vive e lavora tra Digione, Parigi e Shanghai.
Fin dall'inizio della sua carriera Pei-Ming si è distinto per il suo interesse nei confronti della figura umana e della ritrattistica. Si è fatto conoscere a livello internazionale per le sue opere monumentali raffiguranti personaggi storici come Mao Zedong, il Buddha, il Papa e Bruce Lee, esplorando anche temi personali attraverso autoritratti e rappresentazioni della sua famiglia.
L’artista utilizza un pennello lungo e grande come un mocio per creare le sue immagini iconiche, stratificando i colori a olio ancora bagnati, a partire da una tavolozza di colori monocromatici a due toni bianco e nero o rosso e bianco.
Le opere di Yan Pei-Ming sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra cui: National Gallery of Australia, Canberra; Heidi Horten Collection; S.M.A.K. Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Gand; Guangdong Museum of Art, Guangzhou; Shanghai Art Museum, Shanghai; Yuz Museum, Shanghai; Centre Pompidou, Parigi; Collection Lambert en Avignon, Avignone; Fondation François Pinault, Parigi; Fondation Louis Vuitton, Parigi; Fonds Régional d'Art Contemporain de Bourgogne, Dijon; Institut d'Art Contemporain, Villeurbanne; Le Consortium, Dijon; Les Abattoirs / FRAC Midi-Pyrénées, Toulouse; Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, Paris; Musée des Beaux-Arts, Dijon; Musée des Beaux-Arts, Rennes; Musée Paul Valéry, Sète; Collection Deutsche Bank, Frankfurt; Kunsthalle Mannheim, Mannheim; Museum Ludwig, Colonia; Banca Popolare di Bergamo, Bergamo; Collezione Fondazione San Patrignano, Rimini; GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo; MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma; The National Museum of Modern Art, Tokyo; Qatar Museums Authority, Doha; Sonje Museum of Contemporary Art, Kyongju; Wooyang Museum of Contemporary Art, Gyeongju; Centro de Arte Contemporáneo, Málaga; Voorlinden Museum, Wassenaar; Louvre Abu Dhabi Museum, Abu Dhabi; Academy of Arts, Honolulu; Honolulu Museum of Arts, Honolulu; The Hawai'i State Foundation on Culture and the Arts, Honolulu; TIA Collection, Santa Fe.
Le opere di Yan Pei-Ming sono state incluse nella Biennale di Lione (1997, 2000); nella Biennale di Venezia (1995, 2003); nella Biennale di Siviglia (2006); nella Biennale di Istanbul (2007); nella Biennale di Bangkok (2018).