La Galleria Massimo De Carlo inaugura la prima personale in Italia di Elad Lassry. L’artista, di origine israeliana che vive e lavora a Los Angeles, espone una serie di nuovi lavori fotografici e un film, Untitled (Passacaglia), presentato in anteprima lo scorso febbraio in occasione della sua personale alla Kunsthalle di Zurigo.Elad Lassry intende la fotografia come semplice strumento asservito alle volontà dell’artista, eliminando in un sol colpo la dialettica fra mezzo e messaggio. Con una tecnica prodigiosa, Lassry riproduce in maniera dettagliata, quasi maniacale, animali, oggetti, ambienti e persone di cui esalta la brillantezza dei toni, le luci e le ombre, in un perfetto equilibrio formale e compositivo. Anche la scelta della cornice ricopre un ruolo fondamentale e rivela la magica congiunzione di contenuto e contenitore, di significato e significante.Le opere di Elad Lassry si posizionano in modo obliquo rispetto ai problemi di fruizione, percezione ed estetica dell’immagine al giorno d’oggi, rivalutando il pensiero analogico, e introducendo di conseguenza nuovi utilizzi e altri significati. Lassry ricostruisce in studio, attraverso un meticoloso lavoro di composizione, una meta-realtà dove i soggetti si presentano come astrazioni, e dove l’immagine può diventare decorazione di parti considerate accessorie quali ombre, colori, toni, luci. Talvolta l’artista acquisisce immagini direttamente da pubblicazioni o archivi fotografici, e su queste interviene escludendo alcuni particolari e ricollocandosi nella miglior tradizione dell’artificio (è il caso, per esempio, della serie dedicata ad Anthony Perkins, un noto attore americano scomparso nel settembre del 1992, in cui addirittura l’attore originariamente ritratto viene omesso) o ricoprendo volti e corpi con strisce sottili di fogli di alluminio colorati.Nel film Untitled (Passacaglia) Elad Lassry continua la sua ricerca sull’immagine e sui riferimenti culturali della società contemporanea. L’artista trae ispirazione da un documentario televisivo del 1966 incentrato sulla coreografia “Passacaglia”, originaria del 1938, di Doris Humphrey, una delle figure cardine nella storia della danza moderna. Come nei lavori fotografici, anche nei 15 minuti del film, girato nel formato Super 16 mm, nulla è lasciato al caso: i vestiti dei ballerini del New York City Ballet, l’opera che fa da sfondo, ispirata a Tall Portuguese Woman del 1916 di Robert Delaunay, il posizionamento e i movimenti della macchina da presa, le pose e i passi della coreografia, l’assenza dell’audio focalizzano l’attenzione non tanto sui singoli elementi rappresentati ma sulla natura della percezione visiva e sul rapporto che si instaura fra “il soggetto che vede” e “l’oggetto che è visto”.Elad Lassry è nato a Tel Aviv nel 1977. Vive e lavora a Los Angeles. Fra le esposizioni personali ricordiamo quella alla Kunsthalle di Zurigo (2010), al Whitney Museum of American Art di New York (2009) e presso l’Art Institute di Chicago (2008). Ha partecipato a numerose mostre collettive fra cui The Reach of Realism presso il Museum of Contemporary Art di Miami (2009), Dance with Camera presso l’Institute of Contemporary Art di Philadelphia (2009) e The Generational: Younger Than Jesus, presso il New Museum di New York (2008).