Don’t go chasing waterfalls
Jamiu Agboke
Facendo un riferimento lirico al gruppo R&B degli anni ’90 TLC, la mostra di Jamiu Agboke, Don’t go chasing waterfalls, presentata da MASSIMODECARLO Pièce Unique, raccoglie una vasta gamma di influenze che plasmano la sua pratica pittorica poetica.
Il lavoro di Agboke avvolge lo spettatore, invitandolo in ambienti immersivi in cui si attraversano montagne, si scalano colline e si discendono cascate. I suoi dipinti evocano la forza impetuosa dei venti tempestosi e il fragore della pioggia torrenziale. In queste opere, la natura non è un semplice sfondo, ma una forza attiva.
Il titolo - così come l’opera centrale della mostra -segnala la mescolanza di riferimenti che caratterizza la ricerca di Agboke: dalla poesia e dalla letteratura a una vasta gamma di generi musicali. Talvolta queste influenze emergono apertamente, nei titoli o nei motivi visivi; altre volte sono sottilmente incorporate nei pigmenti sovrapposti e nelle texture luminose delle sue superfici.
L’uso del colore in Agboke appare tanto intenzionale quanto istintivo. Le sue tele si fondano su verdi terrosi, gialli scoloriti dal sole e marroni profondi, ma sono le improvvise esplosioni di arancio e le tonalità acide e taglienti ad animare i paesaggi. Questo gioco tra calore e intensità riflette gli stati mutevoli del mondo naturale.
La cascata emerge come motivo centrale in questo nuovo ciclo di lavori - la sua caduta ritmica guida lo sguardo dello spettatore all’interno di ogni dipinto. In Peekaboo, Tuh-dah e Don’t go chasing waterfalls, l’acqua in movimento interrompe scenari altrimenti tranquilli, infondendo vitalità pur mantenendo un senso di grazia. In Peekaboo e Tuh-dah, le cascate precipitano da sporgenze rocciose, lacerando il paesaggio con un movimento potente. In Don’t go chasing waterfalls, invece, l’acqua si snoda lentamente lungo il pendio, scavando un percorso preciso nel terreno.
In tutti i mondi naturali e lussureggianti di Agboke, c’è sempre una dissonanza lirica. Che si tratti dell’arco dinamico di un tronco d’albero o di rami che oscillano in un ritmo psichedelico, l’imprevisto è sempre presente. Le sue opere rendono omaggio alla tradizione - come testimoniano quelle che incorporano piatti d’argento - ma allo stesso tempo la sovvertono deliberatamente, offrendo un approccio fresco e multidisciplinare alla ricca storia della pittura di paesaggio.