Berlin - Los Angeles. A Tale of Two (Other) Cities
Kaari Upson
Elad Lassry
Aaron Curry
Frank Benson
Scott Olson
Simon Fujiwara
Maximilian Zentz Zlomovitz
Kirstine Roepstorff
Dan Rees
Nora Schultz
Klaus Weber
Josef Strau
Klara Liden
Date
12.11.2009 | 17.12.2009
Location
Massimo De Carlo, Milano
Una collettiva concepita come un viaggio attraverso le opere di tredici giovani artisti (cinque da Los Angeles e otto da Berlino) che rispecchiano nuovi gusti e tendenze del mondo dell'arte contemporanea. All’ingresso il berlinese Klaus Weber presenta Large Dark Wind Chime (Arab Tritone), 2009, una grande scultura in alluminio e acciaio che, mossa dal vento, riproduce un “tritone” (chiamato “Diabolus in musica” durante il Medioevo), un intervallo di tre note distanti tre toni una dall’altra che si diceva potesse evocare il diavolo. Da Berlino Maximilian Zentz Zlomovitz espone Electric Blue (2009), un’installazione che ricorda i movimenti underground degli anni ‘80. Da Los Angeles Frank Benson propone Chocolate Fountain #1, 2008, una scultura in alluminio e vernice, quasi un tentativo di congelare un flusso che nella realtà è sempre in movimento. Il berlinese Dan Rees spedisce una serie di cartoline inviate a due destinatari diversi, lasciando decidere al postino chi sarà il mittente (The Postman's Decision Is Final, 2009). Kaari Upson, da Los Angeles, utilizza per i suoi lavori una superficie lucida annerita dal fumo, su cui alle volte interviene liberamente (Untitled, 2009). Al centro della sala una piattaforma, su progetto di Lorenzo Bini dello Studiometrico, divide lo spazio in due parti. All’interno cataloghi, magazine, pubblicazioni, cartine e guide turistiche in consultazione approfondiscono alcuni aspetti e tematiche legate alle due città. Al di là della struttura in legno, da Berlino Klara Liden presenta Kasta Macka (2009), un video di 3 minuti in cui l’artista si ritrova davanti ad un fiume, fino al sorgere del sole. La modalità di assemblare e sospendere oggetti e materiali di recupero della berlinese Nora Schultz è evidente nella scultura Model for a stage, 2009. Aaron Curry, da Los Angeles, espone una serigrafia dalle forme surreali, stilizzate e quasi tribali (Untitled, 2009). Su tutti domina il grande collage di Kirstine Roepstorff (Forms of the Below, 2009), da Berlino, in cui utilizza indifferentemente stoffe, carta, pittura e legno creando un paesaggio onirico quasi tridimensionale. Nella seconda sala ancora Maximilian Zentz Zlomovitz con una scultura (Out of Order, 2009) che divide l’ambiente in due, come una moderna transenna. Simon Fujiwara presenta Franco’s bottom drawer, 2009, un cassetto in cui alcune riviste, oggetti, fotografie e una lettera svelano una sessualità perversa, immaginaria ma possibile, del dittatore spagnolo Francisco Franco. I piccoli dipinti su tela e su legno di Scott Olson (tutti Untitled, 2009) si contrappongono alle fotografie di Elad Lassry (1999, 2009; Blue Bar, 2009; Boys, 2009; Papayas, 2009; Angela Ledgerwood, 2009), entrambi da Los Angeles. Fra loro una scultura sospesa di Nora Schultz (Car with cancer, 2009) e gli Untitled, 2009 del tedesco Josef Strau: tele in cui l’artista scrittore libera testi e caratteri dalle rigide regole a cui solitamente sono soggetti. Il giorno dell’inaugurazione Simon Fujiwara, assieme a Tim Davies, presentano la performance Feminine Endings, Berlin. Come se l’artista volesse in qualche modo prolungare la durata della performance, la scenografia, gli arredi, il video e l’audio registrato dal vivo resteranno fino alla fine della mostra.