Ai Weiwei
Ai Weiwei
La galleria Massimo De Carlo inaugura la stagione 2017-2018 con una mostra personale di Ai Weiwei. Il progetto è la seconda collaborazione della galleria con l’artista cinese (dopo la mostra ad Hong Kong nel mese di marzo del 2017).
Celebre per la sua poetica radicale e provocatoria che sfida la politica e la comunicazione contemporanea, Ai Weiwei presenta una serie di sculture e installazioni nel contesto storico e simbolico di Palazzo Belgioioso.
Nella prima sala è esposta Garbage Container, una scultura monumentale realizzata in legno huali. L’oggetto, che appare come un elegante armadio di design, è in realtà ispirato alla forma dei contenitori per l’immondizia delle città cinesi. L’opera è una tragica elegia funebre che racconta delle condizioni di povertà estrema dei bambini di strada ed è direttamente ispirata alla storia di cinque giovani della provincia di Guizhou morti nel 2012 di avvelenamento da monossido di carbonio per aver cercato di riscaldarsi accendendo un fuoco in uno di questi cassonetti.
La parete adiacente è stata ricoperta dall’artista con The Animal That Looks like a Llama but is Actually an Alpaca (L’animale che sembra un lama ma è in verità è un alpaca): un’intricata carta da parati bianca e oro sui cui compaiono il logo di Twitter, videocamere di sorveglianza, catene, manette e alcuni alpaca. L’opera è dedicata al periodo di detenzione di Ai Weiwei nel 2011 e il suo titolo allude alla lotta per la libertà di espressione in Cina di cui l’Alpaca dal 2009 è diventato simbolo.
Nella seconda stanza l’artista sfida la storia e il patrimonio culturale cinese con cui l’artista ha un rapporto di appartenenza e insieme di rifiuto. Il rapporto conflittuale per Ai Weiwei tra modernità e tradizione cinese è tangibile in opere fondamentali e iconoclaste come Colored Vases e il trittico Dropping a Han Dynasty Urn. In Colored Vases (Vasi Colorati) l’artista ironizza sulla questione dell’autenticità storica dei vasi stessi immergendoli in secchi pieni di vernice industriale: un gesto di sabotaggio che ne annulla il valore storico e culturale e li inserisce nel contesto contemporaneo. Nel trittico Dropping a Han Dynasty Urn, realizzato con migliaia e migliaia di mattoncini di LEGO, l’artista è immortalato mentre distrugge un antico vaso della dinastia Han fissando stoicamente lo spettatore. Weiwei ci rende consapevoli dell’intenzionalità e della violenza del suo gesto che simboleggia la distruzione dell’eredità storica cinese da parte del governo durante la rivoluzione culturale.
Nell’opera Free Speech Puzzle, Ai Weiwei utilizza un'antica tecnica artigianale di lavorazione della porcellana, caratteristica dello stile imperiale della dinastia Qing, per creare una mappa geomorfica decorata con lo slogan 'Free Speech'.
Nelle stanza più intime della galleria sono esposte le delicate e toccanti tracce della protesta di Ai Weiwei contro le autorità: Bicycle Basket, un cestino per bici riempito di fiori di porcellana, è la testimonianza tangibile dei 600 giorni in cui l’artista, per protestare contro il ritiro del suo passaporto da parte delle autorità, lasciava fuori dal suo studio ogni mattina un cestino di bicicletta pieno di fiori freschi, gesto documentato dal video 放鲜花直至恢复自由旅行的权力 visibile nell’ultima sala della mostra.